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JOHNNY STECCHINO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 dicembre 1991
 
di Roberto Benigni, con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Paolo Bonacelli (Italia, 1991)
 
"Per ogni comico che ambisca passare dal palcoscenico allo schermo il problema è uno solo: da una comicità di battuta, di caratterizzazione, riuscire ad accedere ad un umorismo di situazione. Quando Woody Allen passa da film come PRENDI I SOLDI E SCAPPA o BANANAS ad ANNIE HALL e MANHATTAN compie questo genere di passo: inserisce le sue battute, le sue caricature, i suoi bozzetti in una struttura portante, in una progressione satirica che ingigantisce, e nobilita la portata comica. Cosi Chaplin, quando dopo le prime comiche passa ai lungometraggi, trasforma la farsa in analisi di costume, l'umorismo in poesia. E così quando degli attori non tutti necessariamente eccelsi vengono diretti dal sommo Lubitsch, o Jack Lemmon viene invitato per la prima volta da Billy Wilder, o Peter Sellers interpreta un ispettore imbranato chiamato Clouseau, ma sotto l'occhio della cinepresa di Blake Edwards, eccoli entrare in un gioco infinitamente più grande di quello offerto da loro pur grande talento.

Straordinario animale da palcoscenico, insuperabile maestro dell'impertinenza satirica, incontenibile imbonitore di una presenza fisica che non ci stancheremo di ammirare nella sua salutare vitalità, Benigni non sarà mai un Wilder, un Edwards od un Allen: ma questo JOHNNY STECCHINO rappresenta un buon passo innanzi rispetto ai suoi maldestri tentativi precedenti (l'ultimo era IL PICCOLO DIAVOLO) sul cammino della regia cinematografica.

Anche se l'avvio è laborioso - e contrariamente al solito - la sua storia di un pacifico autista di ragazzini mongoloidi che viene proiettato nel mondo della mafia siciliana, assume peso con il procedere dell'azione. In un intrigo ben congegnato, circondato da un gruppo di gustosi ed attenti caratteristi che dipingono con cura feroce anche i personaggi minori, il nostro Pinocchio lunare attraversa tutti i fenomeni tipici del malcostume meridionale ignorandone le vere motivazioni; e convinto che tutti i propri guai nascano dal semplice fatto di avere rubato un banana ad un fruttivendolo. Dall'equivoco, tipico di una delle meccaniche tradizionali della commedia e del suspense (il protagonista ignora ciò che lo spettatore conosce), non nasce semplicemente l'effetto comico, o peggio ancora il conformismo di uno schema pigramente adottato. Ma l'osservazione e la critica di un atteggiamento (quello dell'omertà, del non voler vedere, udire, agire) che rappresenta com'è noto una delle componenti più tipiche del problema affrontato, e dell'ambiente descritto.

Far ridere, e pensare al tempo stesso: non si diceva, ai tempi, che era la formula della grande comicità?"


   Il film in Internet (Google)

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